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Sta girando molto su Facebook un ritaglio di giorn
Sta girando molto su Facebook un ritaglio di giornale risalente a Luglio 1964 che riporta la notizia di un'ondata di calore che ha colpito l'Europa. Il post è stato condiviso come "prova" del fatto che il caldo che stiamo sperimentando in questi mesi non sia così "anomalo", proprio perché anche in passato ci sono state ondate di calore simili.

Le cose stanno davvero così? 

Per capire che Luglio 1964 non è stato un mese particolarmente caldo a livello europeo, basti pensare che gli ultimi 10 mesi di Luglio (2011-2021) sono stati come minimo 1°C-1.5°C più caldi proprio rispetto a quel Luglio 1964. A titolo di esempio, Luglio 2021 è stato il mese più caldo in Europa dal 1910 ad oggi e 2.39°C più caldo rispetto a Luglio 1964. 

Come si fa a dire che la causa del caldo anomalo che stiamo sperimentando oggi sia legato al cambiamento climatico, quindi? Basta dare un'occhiata al trend delle temperature. Dal 1994 ad oggi, a livello europeo, si è registrato un solo mese di Luglio (nel 1996) più freddo della norma. Appare chiaro che le temperature estreme che stiamo sperimentando in questi giorni si inseriscono perfettamente all'interno di un trend ben definito e destinato ad aggravarsi nei prossimi decenni.

A dimostrazione che l'Europa sia particolarmente vulnerabile alle ondate di calore, è stato recentemente pubblicato un articolo su Nature Communications che indica chiaramente come negli ultimi 42 anni, in Europa l'aumento dei giorni di caldo anomalo è aumentato in misura molto maggiore rispetto ad altre aree geografiche che si trovano alla stessa latitudine (es. USA, Russia, Cina...). 

Insomma, l'evento del 1964 è stato ISOLATO e CIRCOSCRITTO e non può essere paragonato all'ondata di calore che stiamo vivendo oggi. In altre parole potremmo dire che l'evento METEOROLOGICO del '64 nulla ha a che vedere con il CLIMA che si registrava in quegli anni, decisamente più fresco rispetto all'attuale. Gli eventi METEOROLOGICI odierni, invece, si inseriscono perfettamente in un contesto CLIMATICO che, da ormai 30 anni a questa parte, sta vedendo le temperature aumentare in modo inesorabile.

#cambiamentoclimatico #clima

E' estate, stiamo vivendo una delle ondate di calo
E' estate, stiamo vivendo una delle ondate di calore più intense degli ultimi anni e, al tempo stesso, pratichiamo uno sport che ha origini antichissime: lamentarci del caldo. E' infatti tradizione che ogni estate, indipendentemente dalle temperature effettive, l'essere umano utilizzi il caldo come argomento di discussione preferito e, come un atletico colpo di tacco, si esibisca nell'affermazione: "Ma...sai... non è tanto il caldo... è l'umidità". 92 minuti di applausi.

A ben vedere, però, questa affermazione è corretta e anzi, la combinazione di temperatura e umidità restituisce una grandezza di cui si sente troppo poco parlare: la temperatura di bulbo bagnato. Senza entrare in tecnicismi (potete approfondire guardando il carosello), la temperatura di bulbo bagnato è un indicatore particolarmente importante per comprendere la portata di una determinata ondata di calore e capire quanto questa sia pericolosa per l'essere umano. Sì, perché noi umani riusciamo a dissipare il calore attraverso il sudore, ma questo processo ha dei limiti che dipendono, principalmente, dall'umidità dell'aria. In condizioni di alte temperature e alta umidità, infatti, si può raggiungere un livello di criticità oltre il quale il nostro organismo non riesce più a dissipare efficacemente il calore e noi, rischiamo di morire.

Questo livello critico è dato dalla temperatura di bulbo bagnato il cui valore superiore ai 35°C è considerato incompatibile con la vita umana. 
Alcuni studi hanno evidenziato come la frequenza di eventi con temperature di bulbo bagnato superiori ai 31°C stia aumentando dal 1979 ad oggi e che, in alcune aree del pianeta (i Paesi del Golfo e India in primis), saranno destinate a diventare sempre più frequenti in uno scenario di riscaldamento globale.

Qualora non riuscissimo efficacemente a ridurre le emissioni di gas climalteranti, ampie regioni del Pianeta, rischierebbero di diventare invivibili per alcuni periodi dell'anno per via della combinazione di temperature e umidità particolarmente elevate o, per dirla in altri termini, per temperature di bulbo bagnato prossime ai 35°C.

E tu, conoscevi l'esistenza di questa grandezza? 
#cambiamentoclimatico

Con questo mese inauguro una nuova rubrica sulla p
Con questo mese inauguro una nuova rubrica sulla pagina: "Il bollettino climatico". 
Purtroppo è difficile che contenga buone notizie, ma trovo importante il fatto di mettere in prospettiva i dati di temperatura e precipitazioni, affinché si possa, ogni mese, capire lo stato di salute del Pianeta. 

Mettere in prospettiva le notizie climatiche è fondamentale: un mese più freddo degli altri in Europa, ad esempio, non significa che le temperature medie globali stiano scendendo. 
Quando si parla di clima occorre tenere in considerazione una scala temporale ampia, che si spinga, come nel caso dei dati che vi riporto (da Copernicus e dal NSIDC), almeno fino agli ultimi 40 anni.

Il mese di Giugno è stato il terzo mese di Giugno più caldo dal 1979 ad oggi, appena 0.05°C più "fresco" rispetto ai record segnati nel 2019 e nel 2020. Ha fatto decisamente più caldo della norma (che si considera essere la temperatura media calcolata tra il 1981 ed il 2020) in Europa, nel Nord Africa e in tutto il Medio Oriente. In Cina, le alte temperature hanno messo a dura prova il sistema energetico del Paese che ha dovuto far fronte alla crescente domanda di elettricità per l'aria condizionata.

Più fresco del normale, invece, in Sud America dov'è in corso il fenomeno de La Nina (lo potete vedere dalla caratteristica "lingua blu" che si estende verso Ovest dalle coste del Cile). 

Sempre relativamente alle temperature, gli ultimi 12 mesi sono stati di 1.1°C superiori rispetto al periodo pre-industriale (1850-1900), pericolosamente vicini ai 1.5°C che rappresentano la soglia imposta dagli accordi di Parigi.

Infine un'occhiata al ghiaccio marino artico, una fondamentale componente climatica che grazie alla sua capacità di riflettere la radiazione solare (in quanto bianco), contribuisce a mantenere il pianeta "più freddo" rispetto ad una condizione in cui sia assente. Grazie alle temperature particolarmente fredde registrate in Artico nel mese di Giugno, l'estensione di ghiaccio marino è stata sì inferiore alla media 1981-2010, ma in linea con le estensioni registrate negli anni passati. 

 Vi piace questa nuova rubrica? Fatemelo sapere nei commenti! :)

In un contesto di cambiamento climatico, eventi co
In un contesto di cambiamento climatico, eventi come quello occorso sulla Marmolada, sono destinati a diventare sempre più frequenti in futuro. 

Ma qual è, o meglio, quali saranno i futuri per la regione alpina? Tutto dipende dalla nostra bravura nel ridurre le emissioni di gas climalteranti. A seconda di ciò, i climatologi hanno elaborato tre possibili scenari: uno che prevede forti azioni per la tutela del clima (RCP2.6) per il quale si stima che entro la fine del secolo le temperature medie globali aumenteranno di 1.6°C rispetto al periodo pre-industriale, uno che prevede azioni moderate (RCP4.5, +2.4°C) ed infine un altro che non prevede alcuna politica di riduzione delle emissioni (RCP8.5, +4.3°C). Con le politiche attuali, l'aumento della temperatura entro la fine del secolo sarà di 2.7°C.

Sulla base di questi scenari globali, i climatologi cercano di simulare come varieranno le temperature e le precipitazioni in una determinata area geografica. Si tratta di simulazioni caratterizzate da ampie incertezze, per via della complessità del sistema climatico, ma i cui risultati sono di fondamentale importanza per capire i trend e, soprattutto, per comprendere le differenze tra i diversi scenari. 

Le simulazioni condotte sull'area alpina hanno evidenziato che entro il 2100, le temperature aumenteranno tra 1°C (RCP2.6) e 5°C (RCP8.5). Gli aumenti maggiori si registrano nel Nord Italia, alle alte quote e durante l’estate. Relativamente alle precipitazioni, le simulazioni modellistiche indicano un forte cambiamento nella distribuzione delle piogge con estati progressivamente più siccitose ed inverni progressivamente più piovosi. Sebbene il quantitativo annuo di pioggia non sarà destinato a cambiare, i ricercatori hanno evidenziato come aumenteranno i fenomeni di piogge intense (es. temporali), sottolineando un aumento dei rischi relativi ad alluvioni e smottamenti. 

Infine, relativamente alla neve, nel peggiore degli scenari climatici si stima che a quote superiori ai 2500 metri, si potranno perdere dai 2 ai 4 mesi di copertura nevosa in un anno. Tuttavia, nel caso dello scenario RCP2.6, questa perdita potrebbe essere limitata significativamente.

1075 grazie!

Dopo quattro giorni e più di 11 ore
1075 grazie!

Dopo quattro giorni e più di 11 ore di diretta, possiamo davvero dire che il nostro primo esperimento di Festival dell'Ambientalismo Scientifico si è concluso con successo! Grazie al coinvolgimento di alcune delle realtà che costituiscono il gruppo divulgativo @italianucleare siamo riusciti a coinvolgere più di 1000 spettatori in diretta e quasi 11000 in differita.

Grazie per la fiducia ed il sostegno. Siamo già al lavoro per una seconda edizione (chissà, magari in presenza!) perché ci avete fatto capire, una volta di più, quanto sia importante il rigore scientifico quando si parla di ambiente. Il futuro, sempre più complesso, richiede da parte nostra sempre più competenze ed una trattazione delle tematiche rigorosa e scevra da ideologie. A tal proposito: ci sono argomenti che vorreste approfondire? 🙂 

Ringrazio nuovamente @alchemy_on_air per aver condiviso con me questa esperienza, @avvocatoatomico , @economiaitalia , @lafisicachenontiaspetti e @nucleareeragione per la messa a disposizione dei loro canali e tutte le altre pagine di IN: @energia_in_numeri @associazionepierocapone @_brainergy_ e @fisicainquanti . E naturalmente tutti voi che ci avete seguito! <3


CI SIAMO!

Oggi è il gran giorno: inizia ufficia
CI SIAMO!

Oggi è il gran giorno:  inizia ufficialmente la prima edizione del Festival dell'Ambientalismo Scientifico!
In questo festival parleremo di tematiche molto diverse, dai temi prettamente energetici che spazieranno dall'energia nucleare alle sfide della transizione ecologica, alle opportunità tecnologiche che possono derivare proprio dal nemico pubblico numero 1: la CO2. 
Tra gli incontri, dedicheremo ampio spazio anche al tema dell'agricoltura e di come sia influenzata ed influenzi a sua volta il clima, daremo un'occhiata alla delicata situazione presso le centrali nucleari ucraine e affronteremo il tema quanto mai attuale dei termovalorizzatori.

L'obiettivo del festival è quello di fornire degli strumenti quantitativi per poter leggere e comprendere la realtà e le sfide ambientali presenti e future. 

Potete seguire il Festival attraverso i canali social delle pagine aderenti all'iniziativa divulgativa #italianucleare. In particolare su Facebook (Amo la Chimica, Nucleare e Ragione), Twitch (Avvocato Atomico ed EconomiaItalia) e Youtube (La Fisica che non ti aspetti, Alchemy on Air, EconomiaItalia).
Sulle pagine Instagram di @amachimica_ita e @alchemy_on_air invece potrete seguire gli incontri del pre e del post-festival. 

Si ringraziano tutte le pagine che hanno promosso la diffusione del Festival tramite i propri canali social oltre agli  altri aderenti al progetto di Italia Nucleare Energia_in_numeri, #Fisicainquanti, Associazione Tematica Piero Capone  e #_brainergy_ . Ringraziamo anche #movimentogiovani che ha diffuso la propria iniziativa sui propri canali social!


Nel post precedente abbiamo visto come i termovalo
Nel post precedente abbiamo visto come i termovalorizzatori siano una fonte di inquinamento trascurabile rispetto ad altre sorgenti, ma per quanto riguarda le emissioni di CO2?

La risposta è complessa e condizionata da molte incertezze.
In primis, occorre tenere presente che il rifiuto che viene bruciato si suddivide in due macro categorie, una fossile (plastiche...) e una di biomassa (vegetali, carta, legna...). Seguendo le linee guida dell'IPCC soltanto la componente fossile viene conteggiata, mentre quella biogenica non viene inclusa nella rendicontazione.
Sapendo che le emissioni annue fossili degli inceneritori sono di 6.1 milioni di tonnellate e che l'energia annua (termica ed elettrica) prodotta è di 6.8TWh, l'impatto di un termovalorizzatore sarebbe di 890g CO2eq/kWh. Un numero spaventoso, superiore addirittura a quello delle centrali a carbone.

Tuttavia, occorre considerare che i rifiuti che vengono bruciati non finiscono in discarica dove, per kg di rifiuto, le emissioni sono del 56% superiori rispetto a quelle nei termovalorizzatori. Inoltre, dal residuo incombusto, si possono recuperare nuovi materiali evitando che vengano estratti ex-novo. Queste sono le "emissioni evitate", che riducono del 60% le emissioni degli inceneritori portandole al valore di 361 gCO2eq/kWh. 

La complessità nello stimare correttamente le emissioni, però, non si ferma qui. Infatti in Italia, si associa alla componente fossile dei rifiuti la quota del 75%. Una stima, non corroborata da misurazioni e che contrasta con quella di altri paesi dove è la componente di biomassa (e quindi non conteggiata ai fini delle emissioni) ad essere preponderante (anche fino al 60%). Se, in via ipotetica, usassimo questo valore, le emissioni degli inceneritori scenderebbero ulteriormente a 186 gCO2eq/kWh, inferiori di 3 volte rispetto agli impianti a gas.

In conclusione, gli inceneritori hanno un impatto climatico non trascurabile. Il modo migliore per ridurre questo impatto relativamente ai rifiuti è la loro riduzione. Ciononostante, rappresentano una tecnologia fondamentale nella gestione della parte residua e non riciclabile dei rifiuti, di cui non possiamo fare a meno.

Il tema è molto caldo, pertanto non potevo esimer
Il tema è molto caldo, pertanto non potevo esimermi dal parlarne. In questo post volevo quindi fare il punto sui termovalorizzatori (o inceneritori) partendo dalle basi e cioè: come vengono gestiti i rifiuti in Europa? Perché servono gli impianti di incenerimento? 

Naturalmente, trattandosi di impianti industriali, anche i termovalorizzatori emettono sostanze inquinanti, tra cui ossidi di azoto, particolato fine (PM10) ed ultrafine (PM2.5), idrocarburi policiclici aromatici, diossine, policlorobifenili e metalli pesanti. Tuttavia, come è facilmente controllabile dai siti internet degli impianti stessi e da controlli indipendenti sul monitoraggio della qualità dell’aria (ARPA e Università), le emissioni derivanti dai termovalorizzatori sono trascurabili rispetto al fondo ambientale e ampiamente al di sotto dei limiti di legge. In particolare, poi, a fronte di un aumento del quantitativo di rifiuti inceneriti tra il 1990 ed il 2019, i livelli emissivi di tutti i principali inquinanti sono rimasti pressoché invariati con alcune importanti eccezioni. Le diossine, ad esempio, sono calate del 93% rispetto al 1990, l’emissione di esaclorobenzene è crollata del 97%, quella dei policlorobifenili del 92%, oltre alle emissioni di piombo (-70%), nichel (-99.7%), mercurio (-89%), rame (-59%) e cromo (-90%).

Rispetto alle altre sorgenti di inquinamento, gli inceneritori hanno un impatto ambientale pressoché trascurabile (inferiore al 2% delle emissioni nazionali), come dimostrato, tra l'altro, da uno studio condotto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche presso l'impianto campano di Acerra. Fa tuttavia eccezione il cadmio per il quale gli impianti di termovalorizzazione pesano per l'11% delle emissioni totali di questo metallo pesante.

Nel post, vi parlo anche dei residui di combustione e di come, contrariamente a quanto si pensi, possano essere una vera miniera di risorse... e di oro! Pensate che nell'impianto olandese di Terneuzen si riescono a recuperare fino a 120 kg di oro e più di 2 tonnellate di argento ogni anno!

Tu che idee hai a proposito dei termovalorizzatori? Sentiamoci nei commenti!

Oggi è l'#earthday, il Giorno della Terra. In que
Oggi è l'#earthday, il Giorno della Terra. In questa giornata, non mi piace parlare dei problemi, ma mi piace celebrare la bellezza del nostro Pianeta e prendere consapevolezza del privilegio che ho nel poterci vivere e di poter godere delle sue meraviglie.

Per questo motivo, vi parlo del mio luogo del cuore, un ghiacciaio, il più esteso d'Europa. Un pezzo di Artico trapiantato nelle nostre Alpi. Sto parlando dell'Aletschgletcher (Svizzera): una massa di ghiaccio lunga più di 20 km e che copre una superficie di quasi 120 km2. 

Perché è il mio posto? Per due ragioni. La prima è perché la sua unicità e maestosità è al tempo stesso sinonimo di fragilità. La seconda è perché io, come tutti noi, siamo privilegiati nel poterlo ammirare. Infatti, proprio a causa della sua delicatezza, tra una decina di anni la sua superficie si sarà ridotta significativamente. La parte terminale del ghiacciaio si ricoprirà di detriti e, entro la fine del secolo,sopravviverà forse solo la parte più alta. Più a bassa quota, il bianco lascerà spazio al marrone. 

E' il mio luogo del cuore anche perché questo patrimonio può ancora essere salvato. Possiamo non essere l'ultima generazione a vederlo in tutto il suo splendore. Il suo futuro è nelle nostre mani. Se riuscissimo a dimezzare le emissioni globali di gas climalteranti entro il 2030 potremmo comunque salvarne una parte dalla fusione. Ed è questa speranza che mi dà la carica per continuare in quello che faccio, sia come ricercatore, sia su questa pagina dove parlo con voi di clima e ambiente.

Visto che in questa giornata celebriamo la bellezza, quali sono i vostri luoghi del cuore? Perché lo sono diventati? 

#earthday #earthday2022 #giornodellaterra #giornodellaterra2022 #crisiclimatica #cambiamentoclimatico #ambiente #natura #ghiacciai #luogodelcuore #bellezza

Quando si parla di energia e di fonti rinnovabili,
Quando si parla di energia e di fonti rinnovabili, trovo che si faccia confusione tra i watt e i wattora. Spesso di parla di "installazione di 70 GW" di fotovoltaico, ma quanta energia possono davvero produrre? 70 GW di fotovoltaico possono sostituire, in linea teorica, 70 GW di gas naturale o 70 GW di nucleare?

La risposta è no, e questo dipende da quante ore in un anno un impianto rinnovabile aleatorio (come eolico o fotovoltaico) può lavorare. Per motivi meteorologici (non sempre c'è vento e splende il Sole) e astronomici (di notte fa buio), un impianto solare in Italia produce elettricità per circa 1160 ore (dati 2019) annue, mentre uno eolico per circa 1900 ore. Il rapporto tra questi numeri e il numero di ore che ci sono in un anno (8760), ci dà il fattore di capacità che, espresso in percentuale, ci dice quanto un dato impianto lavora nel corso dell'anno. Per tradurre questo numero in giorni, possiamo dire che un impianto fotovoltaico lavora l'equivalente di 48 giorni all'anno, mentre uno eolico per circa 79 (in Italia). 

Diverso è il discorso per una centrale nucleare o a gas. Qui il loro utilizzo è pressoché continuo (a patto di interruzioni per manutenzione), tant'è che in un anno una centrale nucleare funziona per l'80-90% del tempo.

Con questa premessa possiamo quindi introdurre l'unità di misura che ci interessa davvero: il wattora (Wh), vale a dire la potenza installata moltiplicata per il numero di ore di utilizzo di un certo impianto.
I valori descritti in precedenza ci dimostrano quindi come 1 GW solare (che produce 1160 GWh/annui), ad esempio, non equivale ad 1 GW nucleare (che produce 8150 GWh/annui), proprio in virtù del minor numero di ore operative (cioè un minore fattore di capacità). 

Quindi le rinnovabili non possono sostituire completamente il nucleare o i fossili? In teoria tutto è possibile, in pratica è molto difficile. Affinché un parco eolico o fotovoltaico produca la stessa energia di una centrale fossile o nucleare, occorre installare molta più potenza, il che implica un consumo maggiore di territorio e l'installazione di sistemi di accumulo (batterie o idrogeno) ad oggi ancora molto costosi.

Quando avevo registrato questa puntata, le piogge
Quando avevo registrato questa puntata, le piogge non si erano ancora fatte vedere nel Nord Italia. Stavamo infatti vivendo uno degli inverni più miti e secchi degli ultimi decenni. Poca acqua, soprattutto nel Nord Est, e temperature miti hanno messo sotto stress l'agricoltura e la produzione di energia idroelettrica. In questo episodio cerchiamo di fare il punto per capire sia i motivi meteorologici che hanno determinato questa penuria di piogge, sia la contestualizzazione di questo fenomeno in un contesto di cambiamento climatico. 

Proseguiremo la puntata parlando di allergie e clima e di come, ahimè, la stagione dei pollini sarà destinata ad essere sempre più lunga mano a mano che la concentrazione di CO2 in atmosfera e le temperature aumenteranno.

Infine, uno spaccato sull'inquinamento dei fiumi da parte dei farmaci di uso comune. Vi parlerò del primo studio che ha analizzato più di 1000 corsi d'acqua in tutto il pianeta alla ricerca di una sessantina di principi attivi. Quali sono i corsi d'acqua più inquinati? E i farmaci più presenti? E' un problema per la salute umana? E cosa dice la legislazione europea a tal proposito?

Come al solito, se la puntata di è piaciuta, vi invito a votarla nella vostra app di podcast! Trovate il link alla puntata nel LINK IN BIO!

Quanto possono pesare semplici azioni individuali
Quanto possono pesare semplici azioni individuali o relativamente immediate decisioni politiche per contrastare la crisi climatica? E' la domanda che mi sono posto leggendo i due ultimi rapporti pubblicati dall'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA), il primo relativo a come essere indipendenti dal gas russo, mentre il secondo relativo a come ridurre l'uso del petrolio nelle economie avanzate.

Sebbene il focus dei rapporti non fosse quello di calcolare la riduzione di CO2 in atmosfera, legata alla riduzione dell'uso di gas e petrolio, ho comunque calcolato a quanto ammonterebbe questo "risparmio emissivo" seguendo alcune delle azioni proposte dall'IEA, tra cui: le domeniche senz'auto, la promozione dell'uso dei mezzi pubblici e della bicicletta negli ambienti urbani, il lavoro da casa per un giorno alla settimana, la riduzione del riscaldamento degli edifici di 1°C ecc... 

I risultati per certi versi sono sorprendenti. Sebbene, sul totale, il peso associato a queste iniziative sia trascurabile, i numeri assoluti meritano una riflessione. Infatti, la riduzione delle emissioni di CO2 nelle economie avanzate legata ad un uso più limitato del petrolio, sarebbe pari alle emissioni annue di anidride carbonica della Francia nel 2019: circa 300 milioni di tonnellate. 

Le riflessioni che si possono fare sono molteplici. Quella che faccio io è che da qualche parte bisogna pur cominciare. Se è vero che non saranno certo queste iniziative a fare la differenza, bensì più strutturate riforme di sistema, è altrettanto vero che prendere consapevolezza di dove e come sia possibile agire, ci rende cittadini più consapevoli e attenti. 
Soltanto facendo affidamento alle iniziative individuali non si vincerà la crisi climatica, ma ci si mette in gioco per spingere i governi ad intraprendere azioni più significative.
Tu cosa ne pensi?

NOTE:
- le % sono calcolate sulle emissioni totali di anidride carbonica, non di gas a effetto serra. 
- ho inserito solo alcune delle azioni proposte dall'IEA
- le conversioni usate sono state: 
1 kg di metano bruciato emette 1.91 kg di CO2
1 barile di petrolio "bruciato" emette 430 kg di CO2
Si tratta di ipersemplificazioni funzionali al post.


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