User Review
( votes)Come reagirebbe la Natura ad un fallout nucleare? A Chernobyl tutto ciò si può visitare e studiare.
In appena 30 anni, in alcune specie di uccelli, si sono potuti osservare degli straordinari fenomeni di adattamento all’interno dell’Area di alienazione. I ricercatori hanno osservato, dalla cattura di quasi 150 volatili, un aumento dei livelli di glutatione nel sangue, una molecola antiossidante, all’aumentare della radioattività ambientale. Questo indica quindi che gli uccelli hanno reagito allo stress difendendosi attraverso la produzione di questa molecola. Tutti? Ebbene no. Soltanto quelli che producevano feomelanina (una molecola che conferisce al piumaggio un colore rosso-giallo in virtù della presenza di zolfo) avevano alti livelli di glutatione e bassi livelli di stress ossidativo. I volatili con il piumaggio rosso brunastro, caratterizzato dalla presenza di eumelanina, risultano più vulnerabili. Questo si traduce in una diminuzione di biodiversità nell’area di alienazione
Sebbene alcune specie abbiano sviluppato un adattamento a livelli così alti di radiazioni, basta osservare il suolo per rendersi conto che non tutti gli esseri viventi sono resilienti. In condizioni normali, le foglie morte (così come tutti i detriti vegetali che precipitano al suolo), dovrebbero essere aggredite dai microrganismi favorendo il rilascio di importanti sostanze nutritive come carbonio, fosforo e azoto. Un esperimento condotto da ricercatori francesi e americani ha evidenziato come nell’area di esclusione la decomposizione del materiale vegetale fosse rallentata di circa un 50% rispetto alle aree non contaminate. Scarsa, infatti, è la presenza di organismi decompositori ad eccezione di qualche specie di formiche. Questo spiega anche perché gli alberi qui crescono più lentamente che altrove: meno nutrienti disponibili significa meno sviluppo vegetativo.
L’accumulo di foglie morte sul terreno non rappresenta però solo un problema legato al mancato riciclo dei nutrienti, ma è una minaccia perché può favorire gli incendi boschivi. In un’area come quella di Chernobyl, la minaccia assume proporzioni internazionali, ecco perché. In seguito all’incidente al reattore numero quattro, un’enorme quantità di Cesio (Cs) radioattivo, oltre ovviamente ad altri radionuclidi come per esempio lo Stronzio (Sr), si è distribuita nelle aree limitrofe. Il punto di massima deposizione di particelle radioattive è quello della foresta rossa, dove ancora oggi si registrano valori di radioattività fino a 12 microSievert/ora (il limite è 0,30 microSievert/ora). Qui il Cesio (Cs) e lo Stronzio (Sr) si sono accumulati e, a causa di una bassissima ridistribuzione verticale (basti pensare che il 90% di Stronzio e l’80% di Cesio sono localizzati rispettivamente nei primi 10 e 5 cm di suolo) sono stati assorbiti dalle piante in virtù delle loro similitudini strutturali con il potassio ed il calcio, elementi al contrario, essenziali per il benessere delle piante. I tronchi degli alberi cresciuti nell’area di alienazione di Chernobyl, le foglie, i frutti, ma soprattutto i funghi, sono quindi degli eccezionali accumulatori di materiale radioattivo. Un incendio favorirebbe di conseguenza una forte ridistribuzione di radionuclidi nell’ambiente. Nel 2015 due grandi incendi hanno interessato l’area di alienazione: uno ad Aprile e uno a fine Giugno. In occasione di quest’ultimo episodio, le autorità hanno registrato un incremento della concentrazione di Cesio radioattivo nell’atmosfera.
Uno studio condotto nel 2010 ha modellizzato l’impatto sulla salute di un incendio di vaste proporzioni all’interno dell’area di esclusione.
Un incendio nell’area di Chernobyl sarebbe paragonabile ad un nuovo Chernobyl? Se per assurdo il 100% dell’area dovesse prendere fuoco, le conseguenze sarebbero paragonabili ad un incidente nucleare di livello 6 (il massimo è 7) con una contaminazione che potrebbe interessare anche la penisola balcanica.
Urge quindi una forte politica di prevenzione degli incendi in quest’area ad oggi del tutto inefficace a causa di strade scarsamente mantenute, mancanza di acqua per spegnere gli incendi e rilevamento basato su obsolete torri di osservazione.
Commenta per primo